Papa Francesco agli studenti: «Diventate poeti di pace»

Papa Francesco agli studenti: «Diventate poeti di pace»

Francesco ha ricevuto seimila alunni e insegnanti partecipanti all’incontro promosso dalla Rete Nazionale delle Scuole della Pace

I giovani siano sognatori della pace. Un sogno finalizzato a costruirla effettivamente, e tutti i giorni, non solo quando a minacciarla sono rischi gravi come quello nucleare. Lo ha ricordato ieri papa Francesco, ricevendo in udienza Aula Paolo VI circa 6 mila tra studenti e insegnanti che partecipano all’”Incontro per l’educazione alla pace e alla cura” promosso dalla Rete Nazionale delle Scuole di Pace, che riunisce diverse realtà da tutta l’Italia. Francesco ha anche indicato ai suoi ospiti due testimoni del nostro tempo, san Giovanni XXIII e Martin Luther King, invitando a rileggere del primo l’enciclica Pacem in terris e a far tesoro dell’esempio del secondo, di cui ha citato il celebre discorso “Ho un sogno“. Soprattutto, però, l’accento del Pontefice è andato sull’impegno quotidiano che serve a creare la principale delle condizioni di pace. L’avere a cuore gli altri.

«Spesso parliamo di pace quando ci sentiamo direttamente minacciati – ha fatto notare a tal proposito papa Bergoglio -, come nel caso di un possibile attacco nucleare o di una guerra combattuta alle nostre porte. Così come ci interessiamo ai diritti dei migranti quando abbiamo qualche parente o amico emigrato. In realtà, la pace ci riguarda sempre. Come sempre ci riguarda l’altro, il fratello e la sorella, e di lui e di lei dobbiamo prenderci cura». Il Papa si è anche detto molto contento del programma educativo delle Scuole di Pace che, ha sottolineato, sono una risposta all’appello per un Patto Educativo Globale lanciato tre anni fa a tutti coloro che operano nel campo educativo, affinché si facciano «promotori» dei valori di cura, pace, giustizia, bene, bellezza, fratellanza. Occorre continuare dunque in tale direzione, facendo tesoro delle «valide testimonianze di persone o istituzioni che lavorano per la pace e si prendono cura di chi è nel bisogno. Pensiamo per esempio – ha detto il Pontefice – a coloro che hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, ma anche a tanti sconosciuti che in maniera silenziosa operano per questa causa». Due nomi, però, Francesco ha voluto indicarli esplicitamente.

Il primo è quello di san Giovanni XXIII, che «fu chiamato il “Papa buono”, e anche il “Papa della pace”, perché – ha spiegato il vescovo di Roma – in quegli inizi difficili degli anni Sessanta marcati da forti tensioni – la costruzione del muro di Berlino, la crisi di Cuba, la guerra fredda e la minaccia nucleare – pubblicò la famosa e profetica enciclica Pacem in terris. L’anno prossimo saranno 60 anni, ed è attualissima». Di qui il suo invito a leggerla e a studiarla «e a seguire questa strada per difendere e diffondere la pace». Papa Giovanni, ha chiosato infatti Francesco, «si rivolse a tutti gli uomini di buona volontà, chiedendo la soluzione pacifica di tutte le guerre attraverso il dialogo e il disarmo. Fu un appello che riscosse una grande attenzione nel mondo, ben oltre la comunità cattolica, perché aveva colto un bisogno di tutta l’umanità, che è ancora quello di oggi». Il secondo nome è quello di Martin Luther King. «In un contesto americano fortemente segnato dalle discriminazioni razziali – ha fatto notare il Papa -, aveva fatto sognare tutti con l’idea di un mondo di giustizia, libertà e uguaglianza. Disse: “Io ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per la dignità della loro persona». Infine citando il poeta argentino Borges, Francesco ha augurato: «Che ognuno di voi possa diventare poeta della pace».

Nel suo saluto al Pontefice, Flavio Lotti, Coordinatore del Programma “Per la pace – Con la cura” aveva sottolineato: «Oggi i costruttori di pace sono sotto attacco. Siamo qui come artigiani che vogliono non una pace qualsiasi, ma una pace autentica, fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona e popolo». (M.Mu.)

Fonte: Avvenire, 29 novembre 2022

Tonio Rollo