Riapertura delle scuole in Italia: tra difficoltà e integrazione

Riapertura delle scuole in Italia: tra difficoltà e integrazione

Novità e sfide del sistema scolastico in Italia al ritorno tra i banchi: dalla fine della DAD alla “fuga dalle aule”. Senza dimenticare l’accoglienza e l’integrazione degli studenti stranieri. Il presidente dell’ANP, Antonello Giannelli: “Si torna alla normalità. Accolti numerosi ragazzi ucraini”

Rientro in classe per gli studenti in Italia. Il nuovo anno scolastico si apre con la fine del distanziamento sociale e l’abbandono delle norme emergenziali adottate nel periodo pandemico. La cessazione della didattica a distanza si accompagna alla “fuga dai banchi”: rispetto allo scorso anno, è diminuito il numero degli studenti che frequentano la scuola italiana. Se da una parte questa situazione risolve alcuni problemi, come quello delle “classi pollaio”, allo stesso tempo invita a una riflessione sul calo demografico nella Penisola.

A ciò, si aggiungono le considerazioni sull’accoglienza e l’integrazione degli studenti ucraini nel sistema scolastico italiano. Le scuole si fanno protagoniste e strumento per non lasciare nessuno escluso e garantire la giusta formazione ai ragazzi. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (ANP) commenta l’avvio del nuovo anno scolastico tra novità e sfide da superare per migliorare il sistema di istruzione italiano:

Rispetto agli ultimi anni, il venir meno delle norme emergenziali relative alla pandemia. Possiamo finalmente stare in classe senza mascherine e non ci saranno obblighi rispetto al distanziamento. Si dovrebbe tornare a una situazione di normalità, fermo restando che se ci fosse necessità saremo pronti a ripristinare quelle misure. Le questioni sono le stesse di tutti gli anni: la difficoltà nel reperire gli insegnanti e il fatto che buona parte del personale docenti non è di ruolo. Questo difetto è dovuto al meccanismo di assunzione che non è adeguato alle esigenze: ogni anno vanno in pensione circa 30.000 unità di personale, servirebbe un concorso di 30.000 posti all’anno. Credo che sia assolutamente necessario passare a una forma di assunzione diretta da parte delle scuole, un po’ come si fa in quasi tutti i paesi esteri, che hanno risultati migliori del nostro: in questo modo ogni scuola avrebbe modo di valutare le competenze nell’attitudine all’insegnamento. Oggi questi concorsi centralizzati assumono le forme di una sanatoria, perché i precari dopo tre anni vanno stabilizzati. Alla fine, ci si limita a verificare lo stato di conoscenza delle nozioni di base dei futuri docenti, un compito che spetta già alle università presso le quali si sono laureati.

Si parla oggi di “fuga dai banchi”, a cosa è dovuta la diminuzione degli studenti nelle aule e quali conseguenze ha o potrebbe avere per il sistema scolastico italiano?

In generale, abbiamo in atto un calo demografico in Italia. Questo fenomeno si verifica con gli alunni più giovani: è la scuola primaria o il primo ciclo a subire un decremento. Diminuzione che ancora non si registra nelle scuole secondarie superiori. Naturalmente tutto questo varia da zona a zona.

La guerra in Ucraina ha portato dei bambini nel sistema scolastico italiano. Come sono accolti e come prosegue il processo di integrazione?

Sono stati accolti con grande affetto e disponibilità, tenendo conto delle differenze di preparazione e ordinamentali del sistema scolastico ucraino. Le modalità con cui sono stati sottoposti agli esami di Stato sono state del tutto peculiari per fare in modo che non perdessero l’anno semplicemente perché non conoscono la lingua. Si è trattata di un’accoglienza che punta a farli sentire il più possibile integrati nel sistema scolastico, ma con un forte collegamento con il loro sistema madre. Infatti, seguono le lezioni attraverso la DAD che vengono trasmesse dal loro Paese.


Debora D’Angelo – Città del Vaticano

Fonte: Vatican News

Tonio Rollo