Coronavirus e scuole paritarie. 20mila borse di studio dalla Cei
Candidature al via dal 15 luglio. Le presidenze di Usmi e Cism rilanciano i Patti di comunità in vista della ripresa di settembre
Ventimila borse di studio, del valore di 2mila euro ciascuna, per gli studenti delle scuole paritarie secondarie di primo e secondo grado, che si trovano in difficoltà economiche a causa dell’emergenza Covid-19. Le ha messe a disposizione la Conferenza episcopale italiana, cui va il ringraziamento di Virginia Kaladich, presidente della Fidae, la Federazione istituti di attività educative. Il bando per l’assegnazione delle borse di studio, a cui sarà possibile accedere dal 15 luglio, è stato pubblicato anche sul sito della Federazione. «Già durante il lockdown – ricorda la presidente Kaladich – i vescovi italiani hanno mostrato grande sensibilità nell’accompagnare le iniziative messe in campo per contrastare l’emergenza e anche per il sostegno alla battaglia culturale e politica affinché il Parlamento preveda degli aiuti proporzionali a quelli previsti per la scuola statale visto che si tratta sempre di studenti, di famiglie e di docenti, che fanno parte di un unico sistema scolastico di istruzione».
Nel dl Rilancio, 300 milioni
Anche grazie alla mediazione della Cei, si è arrivati in Parlamento a raddoppiare i fondi a sostegno delle paritarie inseriti nel decreto Rilancio, da ieri all’esame della Camera. L’emendamento bipartisan ha ricevuto il sostegno di tutte le forze politiche, ad eccezione del M5s. Complessivamente si tratta di 300 milioni, di cui 180 milioni per i servizi all’infanzia (fascia 0-6 anni) e 120 milioni per le scuole dalla primaria alla secondaria di secondo grado. «Un primo passo di grande valore civile e sociale», si legge in una nota congiunta di Cism e Usmi, le Conferenze dei superiori e delle superiori maggiori, che rilanciano la proposta dei Patti di comunità in vista della ripresa di settembre. Dopo l’allarme lanciato dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, secondo cui il 15% degli alunni delle scuole statali, per rispettare il distanziamento fisico, dovrà trovare collocazione fuori dagli edifici scolastici, dalle paritarie è arrivata la proposta di collaborazione, attraverso la messa a disposizione di aule, laboratori e palestre. Sulla scorta dell’esperienza della giunta Pisapia del 2013, che a Milano azzerò le liste d’attesa delle materne attraverso la corresponsione di voucher da 2mila euro, che le famiglie avrebbero potuto spendere per iscrivere i figli agli asili paritari, Cism e Usmi rinnovano l’invito al governo a stanziare, a favore delle famiglie, «una quota capitaria» da 5.500 euro – corrispondente al costo standard di sostenibilità per allievo – per «consentire agli alunni di rientrare in classe in piena sicurezza». In questo modo, ricordano le Conferenze, sarebbe anche salvaguardata la libertà di scelta delle famiglie. Per le quali, Cism e Usmi chiedono la «detraibilità integrale delle rette», misura contenuta in uno dei sei emendamenti al decreto Rilancio, che riguardano la scuola pubblica non statale. «Ciò sanerebbe anni di discriminazione sociale subita da genitori, alunni e docenti delle paritarie», ricordano i presidenti di Cism e Usmi, padre Luigi Gaetani e madre Yvonne Reungoat.
«Mondo cattolico coeso è decisivo»
«Soddisfazione» per l’incremento dei fondi è stata espressa anche dalle cinquanta associazioni non profit del Comitato Polis Pro Persona, promotore di un web pressing, lo scorso 15 giugno, con la partecipazioni di esponenti di tutti i partiti. «È un risultato significativo di come il mondo cattolico, quando si ritrova unito e coeso nella ragionevolezza di temi essenziali e nel dialogo con tutti, riesce a incidere concretamente nell’attività politica del Paese», recita una nota del Comitato.
Fonte: Avvenire