La Bibbia in classe? Ecco come
Tre giorni di aggiornamento per gli insegnanti-formatori di Religione Cattolica della Puglia a Santa Cesarea Terme per l’annuale corso. Quest’anno il tempo scelto ha puntato sulla lettura della Bibbia e su suo contributo all’Educazione civica.
La Bibbia a scuola: il testo e l’ermeneutica della vita dell’insegnamento di religione cattolica (Irc) è stato il tema del XIX corso di aggiornamento regionale che si è appena concluso a Santa Cesarea Terme, rivolto a quasi ottanta docenti (alcuni anche della diocesi di Lecce) della disciplina di ogni ordine e grado.
Un focus che interroga ancora chi si trova a dover declinare nelle proprie classi la Sacra Scrittura all’interno di una cultura occidentale che in tante sue espressioni si è ispirato ad essa.
Sotto il coordinamento di don Ciro Marcello Alabrese, segretario dell’Ufficio regionale Irc, i lavori si sono aperti con una relazione sul tema: Il concetto di competenza religiosa in prospettiva pedagogico-didattica, durante la quale Fabio Mancini, partendo dalla necessità per la Chiesa di tornare ad evangelizzare se stessa, riscrivendo possibilmente i linguaggi dell’annuncio, ha portato gli insegnanti ad interrogarsi sul senso che oggi ha la “competenza religiosa” e sulle sue caratterizzazioni, invitando ad andare dal semplice al complesso, dall’esterno all’interno e dall’astratto al situato. Ha in questo modo evidenziato come la competenza religiosa all’interno del lavoro del docente di religione debba essere intesa come stile di apprendimento, di ragionamento, di disposizione comportamentale e valoriale che concorre nella formazione integrale della persona, nello sviluppo della mente, dell’anima e della volontà.
Michele Illiceto nell’affrontare il tema, L’importanza di un approccio diretto ad un testo scritto, ha messo invitato i docenti-corsisti presenti a tener presente la realtà attuale della società e della scuola, cui ne specchio. “Il contesto in cui vi ritrovate ad insegnare – ha detto – vi porta a parlare di Dio in un mondo che ormai lo ignora, che lo ha sostituito con altri idoli. Ha perso Dio, trasformando quelli che un tempo erano credenti in creduloni”. Ha insistito, infine, sulla necessità di leggere la Bibbia, farne conoscere i contenuti, perché “la Bibbia profuma della vita che è stata colta nei suoi diversi momenti. Solo attraverso il filtro della vita degli studenti possono rileggere la Bibbia”.
Dalla stessa base ha preso il via don Vincenzo Annicchiarico con la riflessione su “Il contributo dell’Irc alla formazione dell’identità personale e delle competenze sociali”. Un contributo il suo che ha messo in risalto come il contributo l’Irc si inserisce a pieno titolo all’interno del percorso trasversale dell’insegnamento dell’educazione Civica nelle scuole. L’Irc “svolge un ruolo fondamentale e costruttivo per la convivenza civile, – ha ribadito – in quanto permette di cogliere aspetti dell’identità culturale di appartenenza e aiuta le relazioni e i rapporti tra persone di culture e religioni differenti. Anzi – ha aggiunto – la trasversalità dell’insegnamento offre un paradigma di riferimento più ampio”.
Educazione civica e insegnamento della religione cattolica hanno un obiettivo comune che è quello della piena formazione della persona, non sono sostituibili o alternativi. l’educazione civica intende sensibilizzare alla cittadinanza attiva e responsabile e al rispetto delle regole di convivenza; L’Irc aiuta lo studente a maturare la sua personalità nella dimensione religiosa confrontandosi con il sistema di significati proprio del cristianesimo”.
Don Antonio Favale è intervenuto, invece, su La lettura ebraica e cristiana delle Scritture ha offerto una vasta selezione di contributi editoriali proprio sull’approccio che è necessario dare quando si legge e affrontano le Sacre Scritture nella realtà scolastica. Ha offerto strumenti utili che partono da quella tradizione spirituale del “popolo del libro”, o per meglio dire “dell’ascolto”, che è sempre restata saldamente ancorata alla “Lettura” della Parola di Dio, prima ancora che dischiuderci degli autentici tesori “filologici” ancora troppo poco noti tra noi cristiani, e che ci indica uno stile di lettura che sa armonizzare con grande ricchezza i contributi più personali e le note più “popolari”, i sensi molteplici ricavati dalla ricerca di ciascuno e il senso normativo della Parola per tutta la comunità. Quella tradizione ci insegna un equilibrio tra fedeltà alla “lettera” del testo e libertà sollecitata dalla vita e dalla novità dello Spirito. E questa è vera sapienza spirituale, la “Torah che è sulla bocca” (ovvero la Torah orale), rivelazione incessante della Parola di Dio.
Leggere la Bibbia a scuola è stato il tema dell’intervento di don Sebastiano Pinto che ha chiuso la tre giorni di aggiornamento dei docenti formatori pugliesi. Nel suo contributo don Pinto ha ripreso quanto aveva già accennato Illiceto insistendo su quello che è l’analfabetismo religioso e biblico che ci si trova ad affrontare, accentuato dagli anni di pandemia, durante la quale solo i docenti religione hanno assicurato un significativo percorso formativo culturale e cristiano attraverso la scuola. Anche se – ci ha tenuto a sottolineare – accanto ad un drastico calo di frequenza alle liturgie va evidenziato un dato interessante: quasi il 72% di italiani (Sondaggio Garelli, 2020) è presente una vita spirituale. Questo vuol dire che c’è una domanda significativa che interroga la Chiesa e, quindi i docenti di religione. La risposta può avvenire anche da una sapienziale presentazione della Bibbia, alla Generazione Z, quella degli “Sfiancati”, stando attenti ad evitare fondamentalismi e riduzionismi.
Un ulteriore contributo, come ha tenuto a sottolineare il relatore, alla corretta lettura del testo biblico viene dalle 16 schede che la CEI e UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) hanno realizzato e recente pubblicato.
Dal corso è passato anche il vescovo eletto di San Severo, don Giuseppe Mengoli, intervenuto per salutare i docenti provenienti dalla sua nuova diocesi.