«Mettiamo in campo la creatività»

«Mettiamo in campo la creatività»
UNA INSEGNANTE DI RELIGIONE CATTOLICA (IRC) DURANTE LA ORA DI RELIGIONE IN UNA SCUOLA PUBBLICA

Un insegnamento tra cultura, bellezza e domande di senso. Parlano i prof di religione: «In questi mesi abbiamo seminato speranza»

«La mia prima lezione con una nuova classe? Mostro loro la piazza del Duomo di Firenze e da lì partiamo per un viaggio caratterizzato dal linguaggio della bellezza. E agli studenti che a un certo punto si domandano cosa c’entri tutto questo con l’insegnamento della religione cattolica rispondo: ‘È un insegnamento che serve a capire la realtà che vi circonda‘». La professoressa Giuliana Migliorini dal 1986 è docente di Irc nelle scuole statali toscane. Attualmente è docente in 18 classi del liceo di Colle Val d’Elsa, con tre indirizzi di studio. Un approccio che appare l’applicazione concreta di quanto sottolineato nel Messaggio della Presidenza della Cei, quando sottolinea come per comprendere il nostro patrimonio culturale, artistico e storico, occorre conoscere la religione cattolica.

Un approccio, quello raccontato dalla professoressa Migliorini, che non è venuto meno neppure nel tempo di pandemia e di didattica a distanza. «Il punto centrale è creare una relazione educativa e questa può avvenire anche su una piattaforma multimediale» sottolinea la docente toscana di Irc, indicando «ora più che mai» la necessità di «trovare il coraggio della creatività. Soltanto così possiamo trovare la chiave con cui rendere ogni ragazzo protagonista del proprio apprendimento». Passaggio tutt’altro che semplice, ma se alla base «c’è la consapevolezza di instaurare una relazione educativa» si riesce «ad entusiasmare i ragazzi e le ragazze nel percorso formativo proposto». Ecco allora che nel suo liceo gli studenti in pieno lockdown hanno «viaggiato» in veri e proprio tour «nel museo degli Uffizi, nelle città di Assisi e di Gerusalemme, seguendo il percorso della bellezza che pone le proprie radici nella religione. La narrazione dell’arte è un terreno fertile per il confronto interculturale e interreligioso».

E sulle domande di senso, cui fa riferimento il Messaggio Cei invitando i genitori a compiere la scelta di avvalersi dell’insegnamento per i propri figli? «Dobbiamo aiutare i nostri studenti a farle emergere. A renderli consapevoli di queste domande – risponde Giuliana Migliorini –. Il tempo della pandemia ha evidenziato questi aspetti, ma come docente di Irc ho cercato di attivare percorsi che li aiutassero a trovare speranza anche in un tempo negativo». Una attenzione mostrata anche dalla professoressa Cristina Carnevale, docente all’istituto comprensivo Borgoncini Duca a Roma. I suoi alunni sono studenti delle elementari, ma «anche loro hanno evidenziato a loro modo il disorientamento e la preoccupazione, soprattutto nei primi mesi».

Ma nel loro caso «la didattica a distanza – prosegue Carnevale – è stata anche l’occasione per entrare nelle loro case, permettere ai loro genitori di vedere come facciamo lezione e cosa trasmettiamo ai loro bambini». Un «aspetto importante e positivo» in una situazione complessa e critica, anche «perché alcuni genitori sono magari medici o infermieri e hanno vissuto in prima linea l’emergenza». Certo la didattica a distanza ha reso complesso mantenere il rapporto educativo, «ma abbiamo cercato di cogliere gli aspetti positivi».

Enrico Lenzi

Fonte: Avvenire, 12 gennaio 2021

Tonio Rollo