Salute, relazioni, didattica. Quali strategie per ripartire

Salute, relazioni, didattica. Quali strategie per ripartire

Il documento Fism «per un accompagnamento alla riapertura delle scuole dell’infanzia». Flessibilità, inclusione, spazio esterno

Non sarà una riapertura consueta. Gli scenari che i servizi 0-6 si troveranno a prefigurare per settembre, oltre che con le normative igienico sanitarie in continua ridefinizione, dovranno misurarsi con l’esperienza che ha segnato questo tempo eccezionale. Ma se gli eventi di marzo hanno colto tutti impreparati, costringendoci a rivedere rapidamente riferimenti che credevamo certi e consolidati, ora abbiamo – pur nella innegabile incertezza – una possibilità in più. Quella di poter rendere generativo tutto ciò che la scuola ha saputo offrire ai bambini, alle famiglie, alla società; tutto ciò che la scuola ha sollecitato nella comunità professionale interrogando la collegialità come luogo di elaborazione di un pensiero educativo condiviso; tutto ciò che la scuola ha promosso per continuare a tessere relazioni, prendendosi cura anche di fragilità, distanze, sconnessioni. Una possibilità che è anche una responsabilità. La responsabilità di fare memoria dei movimenti professionali e dell’innovazione didattica che hanno caratterizzato le sperimentazioni e i diversi percorsi di ricerca per continuare a mantenere i tratti distintivi dell’essere scuola. Per continuare a impegnarci, grazie a nuove consapevolezze, nel riscoprire nuove forme, nuove modalità, nuove energie per ripartire.

Proprio per non disperdere la ricchezza generata in questo tempo la Fism ha messo a disposizione delle scuole associate il documento progettuale “Per un accompagnamento alla riapertura delle scuole dell’infanzia” messo a punto dalla Commissione tecnica del Settore pedagogico nazionale. Il documento delinea un percorso che, nel quadro delle prescrizioni igienicosanitarie, invita le scuole a ripensarsi accogliendo la sfida di trasformare i vincoli in occasioni di apprendimento. Con attenzione a ciò che può essere rinnovato, insieme a ciò che, di questo tempo, può essere custodito e rilanciato.

La scuola, anche in tempo di emergenza, dev’essere una scuola che non viene meno alle proprie finalità; anzi proprio nello sforzo di far fronte alla crisi contingente, le ricomprende in modo più dinamico e le declina in traguardi innovativi e adeguati alle esigenze di ciascun bambino, valorizzando sia le buone pratiche già presenti prima dell’emergenza, sia quanto maturato in questo periodo. Significativo e di grande testimonianza dal punto di vista della capacità di fare sistema si è rivelato il prezioso contributo di quanto emerso dal lavoro e dal confronto a livello nazionale. Le linee guida contenute nel documento sono infatti l’esito del dialogo aperto con le esperienze nei territori, con le insegnanti e le coordinatrici di rete, con i referenti regionali del Settore pedagogico nazionale.

Gli step attraverso i quali si snoda la proposta danno vita a un processo dinamico non consequenziale né lineare, ma circolare e ricorsivo così da assicurare integrazione e flessibilità. Organizzare e garantire un ambiente sicuro dal punto di vista igienico- sanitario, attraverso la cura di spazi, tempi e materiali suggerisce strade interessanti per progettare gli ambienti. Un esempio è la riflessione sulle potenzialità dello spazio esterno; spazio finalmente da riconquistare, non accessorio ma parte integrante dell’azione educativa, occasione per dare vita, con progetti strutturati e articolati nel tempo, a quei laboratori o aule didattiche all’aperto di cui spesso si è parlato in questi anni.

Anche i materiali da mettere a disposizione dei bambini dovranno garantire qualità e ricchezza perché la riduzione della quantità non deve tradursi in ‘povertà’ delle opportunità e dell’articolazione delle esperienze. Inoltre il rispetto delle norme sanitarie potrà aprire all’introduzione di tipologie di materiali non consuete o solitamente poco presenti. Un altro aspetto importante sarà quello di curare lo scambio e il dialogo tra bambini evitando che il distanziamento fisico si traduca in proposte unicamente individualizzate all’interno di ciascun gruppo o di proposte distinte e non comunicanti tra i vari sottogruppi presenti a scuola. È necessario invece mantenere un collegamento alla scuola come ‘intero’ e trovare modalità che non facciano perdere ai bambini la dimensione di ‘scuola’ e il contatto con i percorsi degli altri sottogruppi.

Sarà significativo tener conto di quanto è stato proposto a casa nel periodo di chiusura, come riferimento a quanto vissuto e per potersi raccontare. Altra attenzione sarà quella di progettare esperienze educativo-didattiche in modo che possano essere proseguite in tempi – e anche luoghi – differenziati.

La Commissione tecnica del Settore pedagogico nazionale


Il documento è scaricabile


Fonte: CEI

L'ufficio diocesano

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