Un “r.a.p.” contro l’abbandono scolastico

Un “r.a.p.” contro l’abbandono scolastico

Caritas Ambrosiana lancia il progetto “Nessuno resti indietro” per aiutare migliaia di ragazzi di famiglie in difficoltà

L’emergenza coronavirus ha chiuso le porte delle scuole. E ha scoperchiato il baratro delle disuguaglianze sociali e culturali. Aprendo la via all’acuirsi della povertà educativa, del digital divide, della dispersione scolastica. Così emerge dai colloqui che gli operatori dell’area minori di Caritas Ambrosiana hanno fatto in tempo di lockdown con un campione di responsabili dei 302 doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano. Dai quali emerge che uno studente su due non riesce a seguire le lezioni a distanza. E uno su cinque non possiede un pc, un tablet o una connessione internet.

Il nuovo progetto

Per rispondere a questa sfida Caritas Ambrosiana ha lanciato il progetto «Nessuno resti indietro». Una raccolta fondi per aiutare mille bambini e ragazzi di famiglie in difficoltà a superare il digital divide mettendo a disposizione 200 dispositivi elettronici per un valore di centomila euro. Ma anche un impegno nella formazione di educatori e volontari alla «didattica a distanza». Mentre per prevenire l’abbandono scolastico, si darà sostegno ai doposcuola che durante l’estate – in sinergia con gli oratori – si dedicheranno al supporto educativo dei ragazzi che l’emergenza ha reso più vulnerabili.

Chi fa più fatica

L’emergenza Covid ha colpito in particolare le famiglie economicamente più fragili, ancor più impoverite dalla perdita o dall’interruzione del lavoro causa lockdown; ma anche le famiglie numerose, dove in spazi abitativi ridotti i figli hanno dovuto condividere lo stesso device; e le famiglie meno attrezzate sul piano culturale, in difficoltà ad aiutare i figli nei compiti a casa e nelle lezioni a distanza. Uno scenario, quello testimoniato dai responsabili dei doposcuola, che ha aggravato le disuguaglianze nell’apprendimento. E rischia di far esplodere l’abbandono scolastico.

Una risposta «rap»

 l progetto «Nessuno resti indietro» vuole coinvolgere i doposcuola parrocchiali a supporto delle famiglie più in difficoltà perché possano affrontare meglio la didattica a distanza. Che probabilmente rivedremo alla ripresa delle lezioni, a settembre. E che negli stessi doposcuola potrebbe affiancare le «lezioni in presenza». Il progetto, spiegano in Caritas, prevede tre azioni identificate dall’acronimo “rap”: (r)idurre il gap tecnologico, (a)ccompagnare relazioni educative che integrino la tecnologia, (p)revenire la dispersione scolastica. «Tra le povertà, una delle più odiose è quella educativa, perché trasferisce le disuguaglianze sociali da una generazione all’altra – scandisce il direttore Caritas Luciano Gualzetti –. Con questo progetto lanciamo un ambizioso piano di sostegno per fronteggiare il fenomeno reso evidente e ancora più drammatico da questi mesi di blocco per il Covid–19».

Pc a casa, aiuto a distanza

La prima azione è iniziata in questi giorni con la fornitura in comodato gratuito di pc portatili. I destinatari? Famiglie numerose e genitori soli con più figli, in situazione di povertà, soprattutto nelle periferie urbane e metropolitane. Oltre al device le famiglie ricevono assistenza a distanza dai volontari dei doposcuola frequentati dai figli. Al momento sono già stati assegnati i primi 25 pc (per un valore di 10mila euro) grazie alla donazione di un’azienda. Ma l’obiettivo è di arrivare a 200 device per aiutare mille minorenni.

Formare i volontari

Sono in gestazione, inoltre, moduli formativi rivolti a educatori e volontari per integrare le competenze relazionali e didattiche del lavoro «in presenza» con quelle del supporto «a distanza» mediate dalle tecnologie. Preziose, a questo proposito, le buone prassi sperimentate in questi mesi in alcuni doposcuola parrocchiali. I quali – come risulta dall’ultimo censimento, del 2016 – sono 302 in diocesi di Milano e sono frequentati da circa diecimila ragazzi. Quasi il 90% sono alunni delle elementari e delle medie, il 57,8% è di origine straniera, il 34,6% proviene da famiglie con problemi economici.

Lorenzo Rosoli


Fonte: Avvenire Milano, 31 maggio 2020

Tonio Rollo

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